Gwacheon 1990

ferrocemento rosso, 1300x600x130 cm
National Museum of Modern and Contemporary Art, Gwacheon, Seoul, Corea del Sud

“T.T. A proposito delle percezioni che la tua arte suggerisce all’estero, ricordi che sorta di lettura o di immagine ne ricavavano allora gli esperti coreani? Mi riferisco al connubio delle tue radici italiane, rinascimentali, e persino manieristiche, con l’evidenza tecnologica delle tue geometrie
M.S. Mi viene da dire che hanno colto, della mia scultura, una sorta di aspetto emblematico, la secchezza emblematica della forma scultura; e aggiungerei anche che vi hanno apprezzato una certa sua latente associazione che ha a che vedere con il segno orientale…
T.T. Come dire che, da toscano quale sei, riesci a toccare anche l’ideografia degli orientali.
M.S. Ciò vale non solo per la grande forma, arcuata e rossa, che taglia il Parco Olimpico, ma anche per il grosso triangolo piazzato sul muro esterno – sottolineo esterno – che cinge il parco di sculture del Museo Nazionale. Questo è un segno che si vede da tre o quattro chilometri di distanza, ed è un triangolo rosso, ed è il rosso orientale… Il rosso che uso io sin dagli inizi è un rosso che ritrovi nelle colonne dei templi indiani, giapponesi e coreani. Ma è anche il colore romano, un colore antico come l’ossido di ferro e il rosso pompeiano.”

Scolpendo i contesti, segno per segno, una conversazione fra Mauro Staccioli e Tommaso Trini, Milano 2000

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