Mauro Staccioli
aprile – maggio 1992
Fondazione Mudima, Milano, Italia
“Ma è la forma circolare la novità che si impone e desta stupore in questa mostra. Gli enormi dischi di legno rivestiti in cemento grigio o pigmentato in rosso-ossido, che Staccioli ama chiamare ‘ruote’ sono spessi (al massimo 90 cm), alti (fino a 7 mt), si commisurano con le altezze del luogo e meravigliano con la loro presenza ‘impossibile’. L’effetto straniante della sovradimensione si associa alla precarietà dell’equilibrio, là dove la pendenza è data dall’inclinazione del bordo; le forme infatti sono ampie sezioni di cono. Al forte impatto estetico si unisce una possibile valenza simbolica di questi tondi, osservando il disco più grande incombere o spuntare dalla balconata del secondo piano, una suggestione evocativa potrà forse indurre a immaginare un’alba minacciosa.”
Maria Laura Gelmini, Mauro Staccioli. All’origine del fare, p.174, Corraini Edizioni, 2008
“Il fascino della ruota lo verificai splendidamente alla Fondazione Mudima, nel 1992 […] realizzai delle forme rotonde incastrate tra soffitto e pavimento, quindi impossibilitate a muoversi […]. Pensai a quello che succede a volte in alcuni sogni, o incubi, nei quali ci si sente costretti in uno spazio senza potersi muovere, correre o respirare. Una sorta di meraviglia al negativo.”
Luca Massimo Barbero, Ogni Azione dellʼuomo. Dialogo sulla scultura con Mauro Staccioli, in Mauro Staccioli, Silvana Editoriale, 2006 Milano, pp. 92-93