La percezione nell’era digitale
di Ilaria Bernardi
Nel 2019 l’Associazione Archivio Mauro Staccioli ha avviato una collaborazione con la Bibliotheca Hertziana – Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte per la digitalizzazione dell’archivio cartaceo e fotografico di Mauro Staccioli, i cui risultati saranno resi accessibili sul sito web della Bibliotheca stessa.
In vista di tale digitalizzazione, l’Associazione Archivio Mauro Staccioli, mi ha affidato la responsabilità scientifica di concepire e realizzare un progetto che ne costituisse le premesse, ma al contempo desse un taglio più contemporaneo all’archivio, attivandolo e proiettandolo nel futuro.
Per questa ragione, il progetto così ideato, intitolato Digital for Mauro Staccioli e vincitore del bando Toscanaincontemporanea 2020, accanto alla redazione e messa online dell’inventario del materiale d’archivio che sarà digitalizzato dalla Bibliotheca Hertziana, ha previsto in primo luogo un potenziamento delle piattaforme digitali al fine di favorire e facilitare la conoscenza dell’artista soprattutto da parte delle generazioni più giovani e più inclini alle ricerche online: questo sito web è stato pertanto migliorato graficamente e ne sono stati implementati i contenuti con l’aggiunta di tre nuove sezioni (“Chronology”, “Archive” ed “Exhibition Room”); parallelamente, account dedicati a Staccioli sono stati aperti sui maggiori social networks (Instagram e Facebook) e vengono costantemente aggiornati.
Tuttavia, l’aspetto del progetto maggiormente volto ad attivare e proiettare l’archivio nel futuro, riguarda la creazione di questa mostra online che include opere commissionate ad artisti di generazioni successive rispetto a quella di Staccioli, concepite esclusivamente per la fruizione digitale. Non si tratta quindi di una ‘virtual exhibition’, ossia di una trasposizione virtuale di opere in realtà fisiche e oggettuali, bensì di una mostra con opere che per loro natura sono destinate ad essere esperite attraverso lo schermo, così da riflettere, utilizzare e portare in luce le peculiarità della dimensione digitale.
La mostra è permanente e visibile nella nuova sezione del sito “Artists for Staccioli”. Per il momento include dieci opere dei seguenti artisti toscani, di nascita oppure di adozione: Massimo Bartolini, Francesco Carone, Loris Cecchini, Vittorio Corsini, Daniela De Lorenzo, Flavio Favelli, Giovanni Ozzola, Paolo Parisi, Luigi Presicce, Enrico Vezzi. È però pensata per essere implementabile in futuro con la commissione di altri lavori a ulteriori artisti, italiani e internazionali.
Invitare artisti di generazioni successive rispetto a quella di Staccioli a concepire un’opera in suo omaggio, significa incentivare una rilettura del suo operato, renderlo generativo, dargli nuova vita, facendolo divenire input per una nuova creazione.
Le opere così realizzate, essendo pensate per il digitale, permettono altresì di attualizzare un tema cardine della ricerca di Staccioli, inducendo una riflessione sulle sue più recenti modalità di attuazione: la percezione.
Per Staccioli la percezione è sempre stata legata a un luogo fisico (urbano o naturale), all’idea di scultura e a un rapporto diretto con l’osservatore, come si evince dai numerosi scritti in cui ne parla:
– “La scultura agisce lo spazio – ne modifica la dimensione e percezione” (1979).
– “La scultura può diventare veramente un modo di costruire un diverso rapporto e una diversa consapevolezza tra uomo e ambiente. Una diversa percezione” (1986).
– “La forma si motiva nella lettura sensibile dello spazio criticamente vissuto e si relaziona alla dimensione culturale della sua percezione; il segno plastico (la scultura) è quindi risposta critica intenzionale, volontà di trasformazione dello spazio percepibile, partecipabile; traccia e sottolineatura di un passaggio umano” (1982).
– “Nel tempo della comunicazione e della produzione elettronica la percezione, la consapevolezza del punto di appoggio, del senso del tempo presente come momento dinamico – passaggio -, denso spesso di qualità germinante, rende alla scultura il senso profondo della speculazione attorno alla conoscenza; la percezione fisica del tempo, la sua qualità estetica” (1985).
– “Le forme sono sospese nella loro statica precarietà. È un presente precario, è il mio presente! Come l’attimo del tempo che accompagna il pensiero, la percezione dell’essere nel tempo, nel tempo degli uomini” (1996).
Per Staccioli la percezione è dunque lo strumento che permette all’osservatore di instaurare un rapporto fisico ed emotivo tra le sue opere e i luoghi dove sono collocate, interrompendone la quiete e inducendone una nuova lettura.
Nell’epoca attuale, dove il digitale sta diventando la dimensione predominante e la conoscenza del mondo avviene sempre più attraverso il filtro dello schermo, le sue considerazioni sulla necessità di esperire ciò che ci circonda come un luogo realmente vissuto, potrebbero risultare anacronistiche, legate a situazioni e tempi ormai lontani. In realtà, le problematiche sollevate da Staccioli rimangono attuali; anzi, assumono una valenza ulteriore se poste in relazione all’epoca odierna. Che cosa è oggi la percezione? Come si espleta e quali sono i suoi effetti se rivolta non più al mondo reale, concretamente tridimensionale, ma all’universo digitale immersivo, dove la profondità e le dimensioni di ogni elemento visibile sono falsate? E ancora: se è vero che le sculture di Staccioli, cercando un costante confronto con la dimensione pubblica (quotidiana, urbana, ambientale), miravano ad essere viste da un maggior numero di osservatori rispetto a quello dei visitatori degli spazi istituzionali dell’arte, le opere pensate per il web, e dunque per una dimensione altrettanto pubblica, mantengono forse il medesimo obiettivo? Ma quell’obiettivo, che per Staccioli era legato alla critica istituzionale sviluppatasi negli anni Settanta, oggi è forse connesso a un processo che sembra portare l’arte ad avvicinarsi sempre più alla comunicazione? Infine: gli artisti attuali, qualora indotti a lavorare con il digitale, prendono ispirazione dal linguaggio ad esso intrinseco oppure continuano a scegliere, come faceva Staccioli, il mondo reale quale unico input per la creazione? Nell’uno e nell’altro caso, perché?
Riflettere sulla ricerca di Staccioli, così connessa alla percezione fisica di uno spazio concreto in rapporto a un’opera altrettanto tangibile, significa dunque chiedersi se e come l’avvento del digitale abbia modificato le modalità, le tematiche, le finalità intrinseche al fare arte, nonché alla percezione di quest’ultima. Le opere digitali incluse in questo progetto non sono pertanto omaggi didascalici a Staccioli, poiché, prendendo le mosse dal suo pensiero, lo attualizzano e si spingono oltre, inducendo riflessioni ulteriori, anche opposte, ma fondamentali per comprendere nel profondo lo spazio e il tempo in cui viviamo.